Ipotesi ricostruttive sulla Chiesa di San Domenico in Valle

23.03.2019 16:30

Jesi 23 Marzo 2019 – Il Circolo C. Ferrini ha organizzato presso la Sala Valeri del Museo Diocesano di Jesi la conferenza della Dr.ssa Maria Cristina Zanotti che ha parlato dell’antichissimo complesso di San Domenico   fondato dagli Antoniani nell’Alto Medioevo, e situato nella contrada della Valle, a poca distanza dall’attuale Museo delle Arti della Stampa. Il lavoro è stato già presentato come libro “La chiesa di San Domenico in contrada Valle a Jesi” firmato da  da Gianni Barchi, Sergio Bugatti, Roberto Cecconi e Maria Cristina Zanotti. . Il complesso in questione comprendeva una chiesa verosimilmente gotica – di cui restano tracce nell’edificio che sorge oggi al suo posto – un convento, un ostello per viandanti, un ospedale detto “degli incurabili”, dedicato alla cura di malanni veramente gravi come l’ ”herpes zoster” o fuoco di Sant’Antonio e un cimitero di cui ancora si parla in una denuncia sporta contro lo stravagante pittore Antonino Sarti nel ‘600. Il suddetto complesso fu donato dal Comune ai Domenicani nel 1439, per consentire loro l’ingresso in città: la sua destinazione d’uso cambiò infinite volte nella storia della città, fino al crollo definitivo alla fine dell’ottocento. Grazie ai preziosi documenti rinvenuti nella Curia Vescovile, messi gentilmente a disposizione dal parroco Don Cristiano Marasca, l’architetto Bugatti è riuscito a ricostruire virtualmente il complesso, facendo rinascere un quartiere oggi sicuramente appiattito dalla mancanza di un monumento tanto interessante. L’antica chiesa e convento che sorgevano tra via Petrucci e via Valle e di cui si intravedono alcune vestigia di mura del convento e del chiostro, ospitarono fin dal 1439 l’ordine dei Frati Domenicani di Jesi, una piccola comunità religiosa, esistente fuori della città fin dai tempi di S. Domenico, e che vi rimarrà fino ai tempi rivoluzionari di fine Settecento, quando i frati verranno cacciati e l’ordine soppresso dalla Repubblica giacobina. 

La presenza domenicana a Jesi in precedenza era stata però caldeggiata dalla cittadinanza e per secoli i frati svolsero una preziosa opera di apostolato pastorale e di promozione spirituale e culturale nella città. Ma prima ancora dell’insediamento domenicano nel XV secolo sullo stesso sorgevano gli edifici della chiesa e dell’ospedale di S. Antonio, che i domenicani riadatteranno restaurando, ingrandendo, abbelliranno, impreziosiranno. I preesistenti edifici risalenti al XIII secolo appartenevano alla confraternita jesina di S. Antonio i cui membri appartenenti si dedicavano all’ospitalità e all’assistenza dei malati. La loro presenza a Jesi si fa risalire al 1220: in quell’anno transitò dalle nostre parti San Domenico, il quale, “pregato dai cittadini a volervi fondare un convento”, li accontentò, lasciando qui sei dei dodici religiosi che lo accompagnavano. Poiché si era reso libero il convento degli Agostiniani fuori delle mura, i Domenicani vi si insediarono. Una ventina di anni dopo si verificò la vicenda di San Pietro Martire. Ingiustamente accusato, durante la sua prigionia (1238-1240) presso il convento di Jesi, gli parlò il Crocifisso, confortandolo. Il fatto suscitò clamore e il religioso venne riabilitato. Ancora oggi la contrada dove sorgeva quel convento porta il nome del santo. Nel 1436, poiché il brigantaggio imperversava anche nelle contrade jesine, i Domenicani chiesero ed ottennero di trasferirsi in città. Si stabilirono nel rione San Pietro, in prossimità della chiesa di Sant’Antonio Abate e dell’attiguo Ospedale degli Incurabili, che già gestivano tramite la Confraternita di Sant’Antonio. Mantennero però la proprietà del vecchio convento, dove avrebbero poi trasferito l’ospedale. I Domenicani acquistarono largo ascendente presso la popolazione, sia per il Crocifisso miracoloso venerato nella loro chiesa, “al quale la città ricorreva in momenti di emergenza per ottenere favori celesti”, e sia per l’ospedale. Nel 1810, per effetto del decreto napoleonico che ordinava la soppressione di tutte le comunità religiose, anche i Domenicani furono allontanati dal loro convento di via Valle e non vi fecero più ritorno.

Ringraziamo Maria Cristina Zanotti per averci fatto conoscere questo aspetto quasi sconosciuto di storia jesina.

L. Tomaiuolo