GITA AD ASSISI

10.06.2017 07:30
I Soci del Circolo Ferrini di Jesi ad Assisi.
 
10 Giugno 2017, una data da ricordare per i Soci del Ferrini. Assisi da incanto non solo per la spiritualità che la avvolge in ogni angolo ma anche per le sue bellezze architettoniche e per la sua storia, la storia che soprattutto si intreccia e svolge con la vita di San Francesco e di Santa Chiara. Proprio per venerare questi due Santi è il motivo del ns viaggio. Arrivo ad Assisi dove ci dividiamo in due gruppi , uno con meta la Basilica di S. Chiara e l’altro per la Basilica di S. Francesco. Il motivo dei due gruppi è dovuto al percorso a piedi, l’uno più lungo e l’altro più breve. Ottimo il servizio della Ditta Crognaletti che oltre a predisporre un bus Gran Turismo ha , grazie al suo autista, fornito una assistenza precisa e competente. Il gruppo diretto alla Basilica di S. Chiara è sceso al park di Porta Nuova mentre l’altro gruppo è sceso al park di Giovanni Paolo II. Scale mobili e breve percorso a piedi e siamo in Piazza di S. Chiara, piazza ampia con una veranda panoramica  che  fa da cornice alla Basilica. Entriamo, visitiamo con emozione il luogo dove S, Francesco ha studiato da giovane, ammiriamo il Crocifisso di S. Damiano , le volte gotiche, gli affreschi per poi dirigerci alla cripta dove sono le spoglie di S, Chiara. Luogo Sacro dove il silenzio è rotto solo dalla preghiera. Continua il ns percorso  dopo una breve sosta in piazza per foto e ristoro. 650 metri resi attraenti dalle molteplici botteghe ed arriviamo nella Piazza del Comune. Qui in qualsiasi parte si posa l’occhio c’ qualcosa di stupefacente da ammirare. Ultimo tratto da percorrere per arrivare alla Basilica di S. Francesco, il più lungo percorso , per fortuna in leggera discesa ma con il Sole ormai al massimo della sua luminosità. La piazza di S. Francesco ci accoglie con una sorpresa,è transennata la zona d’accesso alla Basilica superiore e si accede solo alla Basilica inferiore passando per un varco di controllo presidiato . Nella piazza c’è molta confusione a causa della RAI che sta allestendo il palco per la manifestazione musicale da tenersi in serata con Carlo Conti pro terremotati. Dentro  la Basilica però c’è la stessa atmosfera mistica che già conoscevamo. Preghiere, ammirazione delle bellezze del luogo e visita alla cripta che conserva le reliquie di S. Francesco. Stanchi ma felici ci dirigiamo al pullman che ci condurrà a S. Maria degli Angeli. Sosta rigenerante a  S. Maria degli Angeli presso Domus Pacis, distante 50 metri dalla Basilica. Questo è un complesso alberghiero con tre sale ristorante ed un proprio park che può ospitare anche bus., che altrimenti non potrebbero accedere in questa zona. La pausa pranzo    si prolunga per un paio di ore e ci rinfranca per l’ultimo  percorso della gita : Porziuncola a S. Maria degli Angeli e il Sacro Tugurio a Rivotorto. Queste sono le prime dimore di S. Francesco e dei suoi confratelli. Il Sacro Tugurio è la prima casa di S. Francesco e dei suoi 12 confratelli. A vederla si rimane affascinati di questa misera dimora, proprio un tugurio più adatta ad ospitare degli animali che delle persone. La Porziuncola è più grande e fu costruita quando aumentando il numero dei confratelli da Rivotorto S. Francesco si spostò a S. Maria degli Angeli. Questa è stata la ns gita nell’arco dii una giornata ma il ricordo di quello che abbiamo visto e vissuto rimarrà impresso nelle nostri menti e nei nostri cuori.

L. Tomaiuolo

Dalla Voce della Vallesina del 18 Giugno 2019.

IL CIRCOLO ‘CONTARDO FERRINI’ IN VISITA AD ASSISI. CAPOLAVORI D’ARTE E MEMORIE DI SPIRITUALITÀ

La gioiosa, consapevole, santa follia di S. Francesco

Quando la vocazione di S. Francesco si manifestò, la sua rinuncia a qualsiasi bene materiale apparve a tutti una follia. Francesco avrebbe potuto avere tanto e invece si spogliava anche dell’essenziale. A una simile paradossale scelta di vita si è cercato di dare più di una spiegazione. Si è ipotizzato che a giustificarla fossero state esperienze traumatizzanti vissute combattendo contro i perugini o, catturato da questi, in prigione; o che a causarla fosse stata una crisi sopravvenuta a seguito di una grave malattia, o il disgusto per la vanità di una vita spensierata condotta nella prima giovinezza. Vero è che la decisione non fu improvvisa. Francesco la prese quando si rese conto che nemmeno onore e gloria avrebbero potuto appagarlo; quando, partecipando ad una spedizione condotta in Puglia, a nome del papa Innocenzo III, da Gualtieri di Brienne, si fermò a Spoleto e, comprendendo che il suo vero desiderio era servire Dio, non gli uomini, ritornò ad Assisi per rendere palese la sua decisione. La verità è però da ricercare soprattutto in quella confessione d’amore quale è il ‘Cantico del Sole’ o ‘delle Creature’, effusione di un rapimento estatico di fronte al miracolo della vita che in tutto si manifesta; una visione gioiosa dell’armonia dell’universo che riconduce direttamente a Dio. E certamente fu la sua terra, l’incantevole Umbria, ad ispirare questo innamoramento che superava la ragione.

Sulle orme di S. Francesco

Anche quanto avvenne subito dopo la morte di S. Francesco sembra avere del miracoloso. Se straordinario può già dirsi il fatto che il Poverello avesse trovato seguaci disposti a condividere con lui una vita di estrema rinuncia, con la sua morte la sua santità apparve palese e generò un culto inestinguibile. Eletto per il suo amore per il Creato patrono di una terra benedetta da Dio quale è l’Italia, per lo stesso motivo S. Francesco è oggi ammirato anche da chi appartiene ad altre religioni e persino dai non credenti. Non è ingiustificato per questo ritenere che S. Francesco continui a vivere nella vita e nella storia dell’umanità.

Sono trascorsi secoli, ma in Assisi, che pure ha dovuto affrontare guerre, terremoti e cataclismi, i segni della spiritualità francescana non si sono cancellati. Li si ritrova nelle innumerevoli chiese, veri scrigni di tesori d’arte; nel paesaggio intorno che ancora conserva una sua dolce bellezza; nelle vie degli antichi rioni, nelle case di pietra grezza, nei balconi ornati di fiori e di piante rampicanti; nel clima stesso che si respira nella città animata, ma non sconvolta da un turismo di massa. È in una giornata di primavera inoltrata, il 10 giugno, che la raggiunge un folto gruppo di jesini appartenenti al Circolo Culturale ‘Contardo Ferrini’.

Quasi tutti avevano già visitato Assisi, ma vi ritornavano volentieri per conoscere e riconoscere, scoprire, riscoprire e ammirare ancora. La visita, accuratamente organizzata da un esperto socio, Aldo Luigi Tomaiuolo prevedeva soste in alcuni dei luoghi sacri più importanti della città.

Ad essere visitata è innanzi tutto la Basilica di Santa Chiara. Già chiesa di S. Giorgio, fu frequentata dal piccolo Francesco che qui ricevette le sua prima istruzione religiosa. Conservò fino al 1230 il corpo del Santo, poi traslato nella basilica a lui intitolata. Squisitamente elegante è la facciata ornata da fasce di pietre del Subasio bianche e rosa. All’interno, alcune opere preziose. Episodi della vita di S. Chiara e di sua sorella Agnese, che volle come lei consacrarsi, sono raffigurati in otto tavole attribuite a Cimabue che circondano una immagine della Santa, ieratica, ma già priva di una astratta fissità. Si sosta con commozione di fronte al Crocifisso di S. Damiano che parlò a S. Francesco per indicargli la sua missione: ‘Va’, Francesco, restaura la mia casa che, come vedi, è in rovina’.

La tappa successiva è la Basilica di S. Francesco, eretta due soli anni dopo la morte del Poverello e in soli due anni interamente costruita. Potrebbe essere ritenuto, anche questo, un miracolo della fede. La impreziosiscono opere dei più grandi pittori appartenenti alla scuola fiorentina e senese. Pietro Lorenzetti è riconoscibile nella essenziale, eterea eppure drammatica purezza stilistica di una Crocifissione e di una Deposizione; Cimabue,

nella solenne compostezza di una ‘Vergine in trono’ circondata da angeli e, a fianco, nel verismo ‘ante litteram’ di un ritratto di S. Francesco; Giotto nella impostazione tridimensionale delle scene, nella trasparenza dei colori, nella idealizzazione dei paesaggi e delle strutture architettoniche come pure nell’accuratezza dei dettagli. A questi grandi pittori e ai loro collaboratori altri si aggiunsero per rendere omaggio con la loro arte al Poverello di Assisi: Simone Martini, Jacopo Turriti, Pietro Cavallini, Filippo Rusuti e un incerto ‘Maestro di S. Francesco’ che rappresentò con originale naïveté la ‘Predica agli uccelli’. Nella Chiesa Superiore si rimane in pensoso raccoglimento: sono ancora visibili nell’abside le ferite lasciate dal sisma.

Visita libera nel primo pomeriggio alla Basilica di S. Maria degli Angeli. La chiesa, risalente alla seconda metà del ‘500, venne quasi interamente distrutta da un terremoto nel 1842, ma fu subito restaurata. Racchiude la Porziuncola, modestissima costruzione in pietra ricevuta in affitto dai Benedettini, dietro simbolico compenso annuale di un cesto di pesce, da S. Francesco e dai suoi primi seguaci che vi restarono per tre anni. Accanto è la Cappella del Transito, costruita là dove fu deposto sulla nuda terra S. Francesco morente. Superata la Sagrestia si passa in un corridoio che affianca un porticato. Qui, altre toccanti memorie. In un angolo è collocata una statua di S. Francesco che, con gli occhi rivolti al cielo, regge in mano il nido di una coppia di colombi. La presenza dei visitatori non li spaventa: lei continua tranquillamente a covare; lui fa da sentinella dall’alto di una breve cornice aggettante. Impossibile immaginare come e quando siano giunti lì per nidificare e vi siamo rimasti, generazione dopo generazione, chissà da quanti anni. Nel giardino interno del chiostro è visibile, dietro una vetrata, il ‘Roseto’. Vi fioriscono a primavera rose di una specie unica, con foglie e petali screziati di rosso porpora. Secondo tradizione persero le spine per non ferire S. Francesco in penitenza. Lungo il chiostro c’è ancora altro da ammirare: una serie di tavole ad olio di un pittore contemporaneo, Aurelio Bruni, che rappresentano a colori vividi e palpitanti scene della vita di S. Chiara; poi un’erboristeria, un museo... Dispiace non sostare più a lungo, ma occorre riprendere il cammino. L’ultima meta è la Chiesa di S. Maria di Rivotorto che include due anguste casupole in pietra separate da una piccola cappella. Qui S. Francesco con undici suoi fratelli trascorse tre anni in eroica santità ‘nell’indigenza di tutto, tra molti stenti, spessissimo privi anche del pane’. In una delle celle, dove è quasi impossibile anche soltanto stare in piedi, troviamo un gruppo di giovani romani accoccolati a terra, assorti in raccoglimento. Chi vive nel caos di una grande città deve certo sentire quanto mai vivo il desiderio di silenzio e di pace.

Prima di uscire per riprendere la via verso casa i pellegrini di Jesi sostano ancora qualche attimo per rivolgere insieme una preghiera e un canto al santo Poverello. A quelle di ognuno è aggiunta un’intenzione comune: che la missione di S. Francesco si rinnovi, affinché il nostro Paese, e con l’Italia anche tutto il mondo vengano restaurati dall’amore e recuperati alla vita.

Testo e foto Augusta Franco Cardinali

Nella prima foto il gruppo degli escursionisti di fronte alla Basilica di Santa Chiara; nella seconda un

 

episodio della vita di santa Chiara (Olio su tavola di Aurelio Bruni), chiesa di Santa Maria degli Angeli