Dr GIORGIO BERTI CONFERENZA SU DISAGIO E DEVIANZA MINORILE

26.01.2019 16:30

Dr Giorgio Berti : Disagio e devianza minorile in Italia e nelle Marche
Il 26 Gennaio 2019, presso la sala Valeri del Museo Diocesano di Jesi, il Dr Giorgio Berti, , assistente sociale e docente all’Università di Urbino, su invito del Circolo Contardo Ferrini, ha tenuto una conferenza di grande attualità dal titolo “ Disagio e devianza minorile in Italia e nelle Marche”. Si inizia con chiarire cosa siano i termini “disagio”, “devianza”,” delinquenza” e “criminalità”. Il disagio minorile si presenta nel periodo di crescita tra gli 11 e 18 anni, cioè tra la fine dell’infanzia e l’inizio dell’inserimento nel mondo adulto, anche se oggi viene preso in considerazione un periodo più ampio di tempo che arriva fino ai 25 anni ( tarda adolescenza). Il disagio giovanile nasce principalmente in famiglia quando i genitori non riescono a gestire il passaggio dall’infanzia all’adolescenza dei figli, che acquisiscono una nuova scala di valori nella relazione con gli amici, che hanno trasformazioni fisiche e psichiche. In questa fase di passaggio, un giovane avverte paura, ansia, preoccupazione, etc.. In alcuni casi, potrebbe rimanere talmente scosso o bloccato da queste emozioni, da rinchiudersi in se stesso. In questi momenti un ragazzo potrebbe affermare di sentirsi solo, incompreso e fragile. Conseguenza di questo malessere è il rischio di una chiusura sociale, il disturbo della condotta . Attualmente il cambiamento della struttura valoriale della società o della famiglia e l’incertezza concreta del futuro, causata dalla disoccupazione, fa aumentare, in maniera esponenziale, il livello di disagio tra i giovani. Si è parlato che una delle cause possa essere il divorzio dei genitori ma si è constatato che non è tanto la conflittualità tra genitori a creare disagio tra i giovani quanto il venir meno del ruolo di genitori. Oggi gli adolescenti sono costantemente sottoposti dalla società, a continue spinte di accelerazione, che non riescono a sostenere. Questi meccanismi non fanno altro che accrescere l’individualismo, la competizione ed il consumo, tutti valori che pian piano iniziano a depositarsi nell'inconscio dei nostri ragazzi. La sindrome da dipendenza (es. droghe, alimentari, internet, videogames, etc.) potrebbe essere un chiaro ed evidente sintomo del disagio giovanile. La noia, l’ansia sono importanti indici di disagio. E’ stato verificato che il disagio come in genere i reati sono più frequenti nei piccoli centri che non nelle grandi città. L’ascolto e la comprensione dei bisogni degli adolescenti, potrebbe essere un primo passo per comprendere la natura dei loro conflitti. Tutta la società dovrebbe essere sensibilizzata su questa realtà di disagio giovanile. 
Devianza minorile è quando non si rispettano le regole e la sua origine è multiforme. Ci sono i giovani ampiamente scolarizzati , che hanno un benessere esclusivamente materiale ma che hanno un fragile stato di benessere psicofisico che impedisce loro di superare momenti di crisi. Sono ragazzi che commettono reati spesso legati al possesso di beni effimeri, e all'eccesso di divertimenti, alle violenze di gruppo, agli abusi sessuali, alle dipendenze di droghe. Ci sono forme di devianza legate a condizioni di povertà economica e sociale, collegate a situazioni di svantaggio economico, relazionale, sociale, a cui si aggiunge quello derivato dalla marginalità delle periferie. Va evidenziato che per la legge italiana non è processabile. Oggi l’obiettivo primario della giustizia penale consiste nel recupero psicologico del minore e se viene preso in carico dalle strutture giudiziarie viene rispettato il principio normativo della minima offensività del processo, secondo il quale la finalità della pena ha carattere educativo e responsabilizzante. Ad essa vengono associate delle misure cautelari che non sono prettamente detentive quali il collocamento in comunità o la sospensione del processo e la messa alla prova, che favoriscono il reinserimento nel contesto famigliare o ambientale o comunque in una struttura del territorio. A Jesi, città di 40.000 abitanti mediamente negli ultimi anni i ragazzi denunciati ( non vuol dire condannati) sono stati circa 40. In Italia sono ca. 60.000 detenuti /anno. Negli USA ca. 3.000.000 di detenuti/anno su una popolazione di ca. 300 milioni di abitanti . Molti di più dell’Italia in percentuale. Questo perché il carcere, sicuramente necessario per alcuni, solitamente non aiuta a redimere ma spesso aumenta la tendenza a delinquere, e negli USA si va facilmente in carcere. Vediamo altri dati sulla criminalità nel mondo : In Brasile abbiamo ca. 340 omicidi per 1 milione di abitanti, in USA ca. 30 ed in Italia ca. 6 omicidi /1 milione abitanti. Il problema considerato più importante nel mondo è la sicurezza e noi siamo al 3° posto dopo Perù e Bolivia. 
Si è detto del disagio e della devianza. Ora parliamo della delinquenza. Delinquente è colui che commette reati per vivere. Nelle Marche ci sono piccoli gruppi che delinquono. La criminalità invece è l’organizzazione criminale organizzata come la mafia. Nel mondo la più potente è l’ndrangheta, seguita da mafia e camorra. Riepilogando i minori deviati sono quelli, in maggior parte, che abbandonano la scuola, quelli con una situazione famigliare critica ed infine quelli che usano droghe. Particolarmente allarmante è l’uso indiscriminato di qualsiasi droga che mette in difficoltà anche i medici che devono intervenire per curare. Altro fenomeno preoccupante sono i NEET (Not in Education, Employment or Training), cioè quei giovani che hanno abbandonato la scuola, che non lavorano e che non cercano lavoro. È il classico caso di una parola che nello stesso momento in cui descrive un fenomeno contribuisce ad alimentarlo. Secondo i dati Eurostat relativi al 2017 siamo il paese europeo con la più alta percentuale di giovani NEET. Un italiano su quattro tra i 15 e i 29 anni non lavora, né studia, né si sta formando. La media europea è del 13,4%.
Questo potrebbe anche significare che un sacco di giovani italiani sono in giro per il mondo a godersi la vita. Oppure che sono depressi e chiusi in casa senza neanche più la spinta a studiare o cercare lavoro. O ancora che stanno lottando per trovare una via d’uscita dall’universo NEET senza trovarla. Perché? Alcuni fattori sono economici, altri ancora chiamano in causa l’organizzazione del sistema di welfare, molto sbilanciato sugli anziani nei paesi mediterranei. Infine ci sono elementi socio-culturali, come il ruolo della famiglia e la scarsa predisposizione alla mobilità, che però ha meno peso che degli altri.
In conclusione i giovani NEET sono un segmento di popolazione che nel nostro paese assume proporzioni molto rilevanti. Quando i numeri sono così grandi significa che le cause sono strutturali. Risiedono cioè nel modo in cui sono organizzate la società e l’economia.
Luigi Tomaiuolo