Conferenza, organizzata dal Circolo Contardo Ferrini, della Prof.ssa Laura Cavasassi su Hannah Arendt

11.06.2016 17:00

Magistralmente e direi con personale forte partecipazione la Prof.ssa Cavasassi ha illustrato la figura e il pensiero della grande filosofa, storica e scrittrice tedesca naturalizzata statunitense Hannah Arendt , evidenziando il suo lavoro sul concetto del male, ovvero su ciò che Lei chiama banalità del male , come esposto nel suo  resoconto del processo ad Eichmann per il New Yorker (che divenne poi il libro La banalità del male – Eichmann a Gerusalemme, 1963) . La Arendt ha sollevato la questione che il male possa non essere radicale /Kant ): anzi è proprio l'assenza di radici, di memoria, del non ritornare sui propri pensieri e sulle proprie azioni mediante un dialogo con se stessi (dialogo che la Arendt definisce due in uno e da cui secondo lei scaturisce e si giustifica l'azione morale) che persone spesso banali si trasformano in autentici agenti del male. È questa stessa banalità a rendere, com'è accaduto nella Germania nazista, un popolo acquiescente quando non complice con i più terribili misfatti della storia ed a far sentire l'individuo non responsabile dei propri crimini.

La Prof ssa Cavasassi per meglio far comprendere il concetto del male ha percorso storicamente e filosoficamente nel tempo come i maggiori pensatori lo abbiano definito,  da Platone a Kant e Fëdor Michajlovič Dostoevskij  fino a  Hannah Arendt che imputa ogni essere umano responsabile di ciò che fa  e che non prò trovare giustificazioni al proprio comportamento verso il male perchè deve sempre pensare ed agire mediante un dialogo con se stessi da cui poi scaturisce la propria azione morale. L'uomo banale è colui che ha abdicato dal proprio dialogo interiore e ha permesso l'evoluzione del male, da quì la definizione di banalità del male.