Non è Natale se non ascolti e canti “Tu scendi dalle Stelle….”

14.12.2019 16:30

Non è Natale se non ascolti e canti “Tu scendi dalle Stelle….”

Non è Natale se non ascolti e canti “Tu scendi dalle Stelle….” Ma chi sapeva che questa canzone era stata scritta verso la metà del 1700 da San Alfonso de Liguori, un Santo molto conosciuto e venerato soprattutto nel Meridione d’Italia. Grazie a Padre Pierpaolo Fabbri sabato 14 Dicembre nella Sala del Museo Diocesano di Jesi, abbiamo conosciuto questo grande Santo e la Sua vita. Nato a Napoli il 27 Settembre 1696 e morto a Nocera dei Pagani il 1° Agosto 1787 a 91 anni San Alfonso è definito santo Dottore della Chiesa a cui siamo molto debitori, perché è stato un insigne teologo moralista e un maestro di vita spirituale per tutti, soprattutto per la gente semplice, povera e modesta, a cui egli si rivolgeva, e che molto spesso erano persone dedite ai vizi e che compivano azioni criminali. San Alfonso ottenne ottimi risultati: nei quartieri più miseri della città si moltiplicavano gruppi di persone che, alla sera, si riunivano nelle case private e nelle botteghe, per pregare e per meditare la Parola di Dio, sotto la guida di alcuni catechisti formati da Alfonso e da altri sacerdoti, che visitavano regolarmente questi gruppi di fedeli. Quando, per desiderio dell’arcivescovo di Napoli, queste riunioni vennero tenute nelle cappelle della città, presero il nome di "cappelle serotine". Esse furono una vera e propria fonte di educazione morale, di risanamento sociale, di aiuto reciproco tra i poveri: furti, duelli, prostituzione finirono quasi per scomparire. Alfonso Maria de’ Liguori era dotato di spiccate qualità intellettuali, a soli 16 anni conseguì la laurea in diritto civile e canonico. Era l’avvocato più brillante del foro di Napoli ma a 27 anni abbandonò la brillante carriera forense per diventare sacerdote contro la volontà del padre. Ebbe degli ottimi maestri, che lo introdussero allo studio della Sacra Scrittura, della Storia della Chiesa e della mistica. Acquisì una vasta cultura teologica, che mise a frutto quando, dopo qualche anno, intraprese la sua opera di scrittore. Fu ordinato sacerdote nel 1726 e si legò, per l’esercizio del ministero, alla Congregazione diocesana delle Missioni Apostoliche. Alfonso iniziò un’azione di evangelizzazione e di catechesi tra gli strati più umili della società napoletana, a cui amava predicare, e che istruiva sulle verità basilari della fede. Alfonso, all'età di 35 anni, entrò in contatto con i contadini e i pastori delle regioni interne del Regno di Napoli e, colpito dalla loro ignoranza religiosa e dallo stato di abbandono in cui versavano, decise di lasciare la capitale e di dedicarsi a queste persone, che erano povere spiritualmente e materialmente. Nel 1732 fondò la Congregazione religiosa del Santissimo Redentore. Ai pastori d’anime e ai confessori Alfonso raccomandava di essere fedeli alla dottrina morale cattolica, assumendo, nel contempo, un atteggiamento caritatevole, comprensivo, dolce perché i penitenti potessero sentirsi accompagnati, sostenuti, incoraggiati nel loro cammino di fede e di vita cristiana. Sant'Alfonso compose moltissimi altri scritti, destinati alla formazione religiosa del popolo. Lo stile è semplice e piacevole. Lette e tradotte in numerose lingue, le opere di sant'Alfonso hanno contribuito a plasmare la spiritualità popolare degli ultimi due secoli. 
Riguardo alla preghiera egli scrive: "Dio non nega ad alcuno la grazia della preghiera, con la quale si ottiene l’aiuto a vincere ogni concupiscenza e ogni tentazione. E dico, e replico e replicherò sempre, sino a che avrò vita, che tutta la nostra salvezza sta nel pregare". La spiritualità alfonsiana è infatti eminentemente cristologica, centrata su Cristo e il Suo Vangelo, e la pietà alfonsiana è anche squisitamente mariana. Devotissimo di Maria, egli ne illustra il ruolo nella storia della salvezza: socia della Redenzione e Mediatrice di grazia, Madre, Avvocata e Regina. Fu anche compositore di molte canzoni in italiano e in napoletano, tra cui il celebre canto natalizio Tu scendi dalle stelle, scritto e musicato durante una sua missione a Nola derivato da Quanno nascette Ninno composta con testo in napoletano durante la sua permanenza a Deliceto (provincia di Foggia) nel convento della Consolazione. Come musicista , grazie al padre don Giuseppe de Liguori, molto appassionato di musica e che volle che anche il figlio vi si applicasse alla perfezione, e che gli permise di frequentare la scuola del celebre Gaetano Greco, la stessa scuola da cui uscirono Francesco Durante, Domenico Scarlatti, Nicola Antonio Porpora, Leonardo Vinci, Giovan Battista Pergolesi e l’oratorio dei Gerolimini di Napoli, ove si coltivavano le tradizioni musicali volute da S. Filippo Neri. Come per tutte le altre attività del Santo, specialmente quelle più piacevoli, quelle più umaniste, come la pittura e la poesia, S. Alfonso aveva sempre di mira una finalità pastorale: la guida delle anime. Egli componeva le canzoncine spirituali e sacre che, per altro, cantava di persona, in contrapposizione alle canzonette e agli idilli sdolcinati e spesso licenziosi del Maggi, del Rolli, del Metastasio. Gli scopi più immediati da raggiungere per mezzo del canto erano la lode di Dio e della Vergine, l’annuncio della misericordia del Signore e dei misteri della fede quindi c’era anche un insegnamento dottrinale nelle sue musiche e non ultimo sostituire nel cuore e nella mente dei fedeli canzoni lascive e spesso perniciose. Ancora una volta ritorna quel pensiero, quell'interesse per le persone, per le categorie un po’ più deboli. E leggendo le poesie che poi lui musicò, ascoltando le sue canzoni non si può non ammirare il suo grande talento e la grazia dello Spirito Santo che in esse riluce. In tutte queste musiche, benché popolari, ci si trova diletto e compiacimento, e di conseguenza i giovani, i contadini le ascoltavano volentieri, le ricordavano per poi ricantarle. E per ogni tipo di predicazione S. Alfonso aveva preparato delle canzoncine: per l’adorazione al SS. Sacramento, per la Comunione, per l’atto di dolore, e quindi aggiunge a quell'interesse morale che aveva avuto rivolgendosi al popolo, anche l’interesse di lode, di adorazione e di dottrina per tutti coloro che partecipano alle funzioni religiose guidate o da lui oppure dai suoi missionari. Durante la predicazione i seguaci di S. Alfonso insegnavano al popolo le canzoni che il Maestro aveva creato, che aveva musicato. E il popolo poi le riportava sempre con fede non solo nelle chiese, ma addirittura nelle campagne, sui colli, nelle case. Il popolo si era talmente innamorato di questi canti che più di una volta gettò alle fiamme gli strumenti stessi con cui solea accompagnare le canzoni profane. Ciò dimostra il carattere tutto popolare impresso dal nostro Santo alla sua musica. Questo movimento di S. Alfonso verso il popolo costituì anche un importante fatto culturale perché interessò e incise sulla vita sociale, religiosa ed anche letteraria del popolo. S. Alfonso, con le sue opere, infatti è stato anche un’occasione di sviluppo culturale per il popolo perché è stato uno dei più grandi divulgatori della lingua italiana.